Ashgabat si trova nella regione di Ahal, nelle vicinanze dei monti Kopet Dag e delle propaggini meridionali del deserto del Karakum. Viaggiando verso ovest si raggiungono villaggi di montagna, un complesso di laghi sotterranei, paesaggi desertici quasi lunari. Il mezzo di trasporto quasi esclusivo è il fuoristrada, i pernottamenti sono in locande spartane o in tende all’aperto, e non mancano i tour a piedi della durata di più giorni o le gite dedicate al birdwatching. Ad est della città sorgono siti che testimoniano l’importanza della regione durante il periodo della Via della Seta, nel Medioevo; in realtà gli insediamenti umani esistono almeno dall’Età del Bronzo, e squadre di archeologi sono oggi attive in ulteriori scavi. Serakhs è un altro punto di entrata in Iran. Dirigendosi a nord, si arriva direttamente al deserto del Karakum, terreno eccellente per i safari in jeep o per escursioni a cavallo. Il fiume Tejen e il canale Karakum attraversano la regione, offrendo l’acqua necessaria per la fiorente agricoltura: ai piedi dei monti Kopet Dag vedrete campi di grano e cotone, vigneti, coltivazioni di frutta e verdura e i relativi impianti di lavorazione.
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Highlights
Anau
Appena ad est di Ashgabat, Anau ospitava un insediamento urbano già nell’Età del Bronzo, ma è stata particolarmente fiorente sotto i Parti e l’impero timuride di Tamerlano.
Oltre agli scavi e ai resti della fortezza medievale, sono da vedere le rovine del portale della magnifica moschea di Said Jemaliddin, costruita nel 1456. Il portale è crollato nel terremoto del 1948, ma ciò che ne resta è ancora imponente, ed è ancora oggi un’importante meta di pellegrinaggi.
Abiverd
Abiverd è un sito archeologico di insediamenti che esistono dal secondo secolo a.C., e che ha avuto il suo momento di maggiore attività quando è stata tra le principali città della Via della Seta del Khorasan Settentrionale.
Celebre per il clima temperato e il nutrito bazar, è stata documentata dagli storici e lodata dai regnanti parti, arabi, persiani e selgiuchidi, accanto a Merv, Nissa e Serakhs. Ciò che resta oggi della cittadella fortificata e dello shakhristan testimonia l’antica importanza della città, decaduta quando le fonti d’acqua locali si sono prosciugate nel XIX secolo a.C.
Mausoleo di Meane Baba
Mehne era una città medievale lungo la Via della Seta, che collegava Merv con Serakhs. Al margine della città si trova il mausoleo di Abu Said (chiamato anche Meane Baba dalla gente del luogo).
Abu Said (967-1049) era un famoso sceicco Sufi, e il suo mausoleo rimane ancora oggi un’importante meta di pellegrinaggi. Architettonicamente, il mausoleo è uno dei capolavori della scuola Serakhs (secolo XI-XII).
Ulug Depe
Il sito archeologico di Ulug Depe è unico: è la prova della più antica successione ininterrotta di insediamenti umani mai scoperta in Asia Centrale.
La collina alta trenta metri ai piedi dei monti Kopet Dag reca tracce di insediamenti umani che risalgono al Neolitico, all’Età del Bronzo e all’Età della Pietra. Una spedizione archeologica turkmena/francese sta conducendo ulteriori scavi e si sta attualmente occupando della conservazione e del restauro del sito.
Altyn Depe
Oggi il sito archeologico di Altyn Depe, esteso per 46 ettari all’altezza di 22 metri, ci permette di ammirare i resti di un insediamento dell’Età del Bronzo (3000-1600 BC).
Sono stati trovati frammenti di uno ziggurat il cui edificio centrale era alto 12 metri e misurava 26 x 26 metri. Altyn Depe non è lontana da Meane (Mehne) e dalla città di Kaahka, sul percorso tra Ashgabat e Mary.
Namazga Depe
Nella stessa zona si trova Namazga Depe, con scavi che hanno rivelato insediamenti di vari periodi storici e che fanno da riferimento per la cronologia di altri siti dell’Età del Bronzo in Turkmenistan.
Il più significativo è Namazga V (2000-1600 a.C.), testimonianza del momento storico in cui Namazga Depe è emersa come centro di produzione locale, e probabilmente sede di un governo. Intorno al 1600 a.C. la città si è ridotta drasticamente nelle dimensioni dopo le scorribande di pastori nomadi di cultura Alekseyevka e/o Srubna.
Fortezza di Nodir Shah (o Kunya Khivaabad)
Le rovine di una grande fortezza, fatta erigere dal governatore persiano settecentesco Nadir Shah, si stagliano sullo sfondo dei monti Kopet Dag.
La costruzione rettangolare vantava muri perimetrali lunghi un chilometro e alti tre metri, e dodici torri circolari a sorvegliare ciascun lato. I muri del lato sud sono stati danneggiati da inondazioni, ma gli altri sono ancora intatti. All’interno della cittadella fortificata si possono ammirare le rovine di un palazzo.
Parco Storico di Nissa (Patrimonio dell’Umanità per UNESCO dal 2007)
Posta su un altipiano naturale ai piedi dei monti Kopet Dag, Nissa deve la sua importanza agli antichi Parti, che hanno ottenuto il controllo dell’area nel III secolo a.C.
Il sito ospita segni visibili di architettura ellenistica e culto zoroastriano, mentre la magnifica collezione di ryhton (vasi) in avorio qui scoperta si può ora ammirare al Museo Nazionale di Ashgabat. La Vecchia Nissa è stata abbandonata con la fine del regno dei Parti (III secolo d.C.) ma il suo shakhristan (Nuova Nissa) è rimasto abitato fino a metà Ottocento.
Moschea Spirituale di Turkmenbashi e Mausoleo di Kipchak
La Moschea Ruhy (“Moschea Spirituale”) di Kipchak, costruita tra il 2002 e il 2004, è una delle cinque moschee più grandi del mondo, in grado di accogliere ventimila persone.
La struttura, quasi tutta in marmo bianco, crea un magnifico contrasto con lo sfondo dei monti Kopet Dag, e la sua cupola dorata brilla fino a grande distanza. I dettagli architettonici della moschea celano numerosi simbolismi turkmeni. Accanto alla moschea sorge il mausoleo con le tombe del primo presidente del Turkmenistan e della sua famiglia.
Moschea e Fortezza di Geok Depe
Geok Depe (‘La collina verde’) ospita le rovine di una fortificazione del diciannovesimo secolo, dove nel 1881 si è combattuta una battaglia decisiva tra le forze dello Zar e i turkmeni della tribù di Teke.
Sorgono qui la moschea di Saparmurat Haji, un piccolo museo storico e le rovine della fortezza. La moschea, costruita nel 1995, ha una cupola blu (Geok Gumbez), ed è affiancata da quattro alti minareti. È dedicata alla commemorazione dei caduti di questa storica battaglia.
Lago sotterraneo di Kowata a Baharden
Il Kowata (letteralmente “il Padre delle Caverne”) fa parte di un complesso di una dozzina di grotte di tipo carsico/calcareo in Turkmenistan, il risultato dell’accumulo di carbonati milioni di anni fa.
Le acque del lago sotterraneo sono ricchissime di minerali. La grotta è lunga 65 metri e il lago è profondo in media dieci, con una temperatura media di 37 gradi centigradi tutto l’anno. Dopo una bella nuotata nel lago, potete risalire in superficie per godervi un pasto di tè e shashlyk all’ombra degli alberi.
Monti Kopet Dag e i paesaggi lunari (“le Montagne della Luna”)
I monti fanno da confine naturale con l’Iran; il loro bizzarro paesaggio quasi lunare ospita molte specie protette di fauna, flora e mammiferi, ed è attraversato dal fiume Sumbar.
Il clima secco e subtropicale crea vegetazione spontanea o coltivata in abbondanza: melograni, fichi, pistacchi, noci. Le spoglie colline basse ad ovest della regione, simili alla Luna e formatesi a causa di antica attività vulcanica, sono prive di qualsiasi forma di vegetazione e formano un contrasto davvero unico con questi paesaggi verdeggianti.
Nohur
Nohur ospita una piccola comunità che vive nelle alte valli dei monti Kopet Dag. La cultura locale Nohur è rimasta intatta, grazie al relativo isolamento dal resto del Turkmenistan.
Nohur è anche un noto centro di lavorazione della seta turkmena keteni, un’arte praticata ancora oggi da ogni famiglia. Accanto agli interessi culturali, una visita a Nohur permette anche l’opportunità di ammirare magnifici paesaggi montani, canyon, cascate e altipiani.
Karakala
Karakala è una cittadina di montagna, piccola e dalle graziose vie alberate, nel cuore dei monti Kopet Dag; è il punto di partenza per visite alle fertili vallate fluviali o ai paesaggi “lunari” del deserto.
Karakala ha un orto botanico, è la sede di varie attività per la protezione della fauna selvatica, e in un villaggio vicino sorge il museo dedicato al famoso poeta turkmeno Magtymguly. La città è un’ottima sosta per proseguire verso ovest, nel percorso da Ashgabat e Nohur verso Dehistan e Balkanabad.
Deserto del Karakum
Il Karakum ricopre quasi l’80% del territorio turkmeno, ed è delimitato dall’altipiano di Ustyurt, dai fiumi Amu Darya e Murghab, dall’antico fiume Uzboy e dai laghi salati nei pressi del Mar Caspio.
I paesaggi desertici hanno dune sabbiose alte fino a 35 metri, vaste aree pianeggianti di fertile terreno argilloso dove crescono l’acacia del deserto, il pioppo, l’haloxylon ammodendron bianco e nero (qui chiamato saksaul), e distese di sale. Pecore e cammelli vanno in cerca di cibo e acqua nelle pianure fertili. La primavera in questi luoghi è uno spettacolo magnifico.
Erbent e Bokurdok
Erbent e Bokurdok, entrambi circondati dalle sabbie del Karakum, sono villaggi abitati dalla tribù Teke. Vari aspetti della vita e dell’organizzazione nomade sono qui ancora una pratica di vita.
Sono facilmente accessibili grazie alla vicina autostrada Daşoguz-Ashgabat, e visitarli vi regala un’idea della vita nel deserto. Mentre sorseggiate una tazza di tè o di chal (latte di cammello fermentato), potete osservare come si erige una yurta, come si prepara il pane turkmeno non lievitato o come si mungono i cammelli.
Murzachirla e Akmolla
Si tratta di un gruppo di autentici insediamenti nel deserto, in bassi bacini nel cuore del Karakum centrale, raggiungibili solo viaggiando in fuoristrada e campeggiando all’aperto.
Vista la loro posizione isolata e quindi l’influenza limitata del moderno sviluppo urbano, l’ospitalità, le tradizioni locali e la vita nomade hanno ancora un ruolo importantissimo nella vita di queste comunità. I villaggi sembrano dormienti durante l’impietoso calore del giorno, ma prendono vita all’alba e al tramonto.
Darwaza
Il centro di un’area ricca di gas naturale, nel cuore del Karakum, attira turisti da tutto il mondo, che vogliono ammirare l’incredibile cratere infuocato, particolarmente spettacolare al buio.
Nei primi anni Settanta, una grotta sotterranea satura di gas naturale venne identificata sul luogo ma rimase inutilizzata; oggi è quindi un enorme voragine larga sessanta metri con centinaia di fuochi, con colonne che possono raggiungere dieci o quindici metri.